Il nuovo testo normativo sugli Interporti Italiani ha come obiettivo la razionalizzazione ed il potenziamento dell'attuale rete interportuale. Non solo, chiarisce in modo definitivo la loro natura privatistica, che dovrebbe favorire gli investimenti infrastrutturali.
Cosa cambierà dunque nella Normativa che regola le infrastrutture interportuali del nostro Paese?
GLI OBIETTIVI: Migliorare ed incrementare la concertazione dei flussi di trasporto; contribuire alla diminuzione dell'impatto ambientale delle attività trasportistiche; superare i limiti del trasporto ferroviario tradizionale ed intermodale marittimo/terrestre, creando condizioni per un incremento del ricorso alla modalità ferroviaria; promuovere la sostenibilità economica, sociale ed ambientale delle attività di trasporto di merci e di logistica e prevedere infine gli strumenti necessari per l'utilizzo di un unico standard di comunicazione delle informazioni riguardanti il trasporto delle merci e le merci stesse, nonchè ogni altra info rilevante.
I REQUISITI CHE UN INTERPORTO DEVE AVERE sono necessariamente otto.
- terminal ferroviario intermodale, idoneo a formare o ricevere treni completi conformemente agli standard europei, in grado di operare con un numero non inferiore a 14 coppie di treni a settimana;
- un'area attrezzata di sosta camion;
- un servizio doganale;
- un centro direzionale;
- un'area destinata a servizi per le persone ed una destinata ai camion;
- aree diverse destinate alle funzioni di trasporto intermodale, logistica, approvvigionamento, logistica industriale, logistica distributiva e logistica distributiva urbana;
- sistemi che garantiscano la sicurezza delle merci, delle aree e degli operatori;
- interconnessioni con piattaforme info-telematiche orientate alla gestione dei processi logistici e del trasporto merci
Entro tre anni dall'entrata in vigore della Legge tutti gli interporti dovranno dotarsi di questi requisiti.
La natura privatistica delle Società che gestiscono gli interporti, contenuta nell'art. 5 della Legge, farà la differenza. E, come sostiene il Presidente UIR Alessandro Ricci, non sarà cosa di poco conto, in quanto rappresenterà lo strumento per apportare maggiore accelerazione agli investimenti infrastrutturali.