Un emendamento condiviso tra governo e maggioranza prevede un tetto del 40% all'aumento dei costi per i primi due anni, l'1 agosto si vota.
Verranno votati gli emendamenti, dichiarati ammissibili alla Camera (mentre al Senato non erano stati ammessi al voto), che potrebbero ripristinare almeno in parte le agovolazioni tariffarie elettriche nel comparto ferroviario.
Il governo finora si era opposto a qualunque modifica della norma che gli consente di destinare 120 milioni al taglia-bollette in favore delle Pmi. Il nodo resta quello di trovare una copertura alternativa. Il 31 luglio c'è stata un'apertura. Un'ipotesi a cui si è lavorato tra governo e relatori è quella di scaglionare maggiormente il costo per le imprese, ponendo un tetto del 40% all'aumento di costo per i primi due anni.
Il grido d'allarme è arrivato nei giorni scorsi molto forte sia dal gruppo Fs che dal mondo delle imprese ferroviarie private. La fine delle agevolazioni tariffarie elettriche nel comparto ferroviario rischia infatti di mettere in ginocchio l'intero settore ferroviario, già provato dalla crisi. In modo particolare quello privato che è nato dalle liberalizazioni dei settori alta velocità e merci.
Chi rischia di pagare il prezzo più alto è il settore privato delle merci, che è composto prevalentemente da piccole imprese. Il maggiore costo sarebbe dell'ordine dei 15-20 milioni e potrebbe addirittura risultare esiziale per molte imprese. Non a caso Assofer, l'associazione delle imprese ferroviarie private del settore merci, aveva lanciato l'allarme per primo, con riferimento anche alla penalizzazione di tutte le politiche di incentivo all'intermodalità ferroviaria. (fonte: Il Sole 24 Ore)
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